Il terlizzese De Scisciolo confermato vicepresidente nazionale della Federazione Antiracket Italiana

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Le elezioni degli organi nazionali si sono svolte ieri durante un'apposita assemblea dei componenti. Sono stati eletti:

PRESIDENTE NAZIONALE: Luigi Ferrucci (Campania)

VICEPRESIDENTE VICARIO Mario Ceraolo (Sicilia)

VICEPRESIDENTE NAZIONALE: Renato de Scisciolo (Puglia)

VICEPRESIDENTE: Luigi Ciatti (Lazio)

SEGRETARIO: Vittorio Ciccarelli (Campania)

Inoltre, in seguito allo scioglimento del Consiglio Direttivo Fai Antiracket Associazione Regionale Molfetta avvenuto lo scorso 10 maggio, sabato 18 maggio è stato deliberato il rinnovo delle cariche. A seguito delle elezioni il nuovo consiglio direttivo in carica per i prossimi due anni è così costituito:

Presidente: Renato de Scisciolo
Vicepresidente: Maurizio Altomare
Segretario - tesoriere: Mauro Pappagallo - Zito Alessandro
Consiglieri: 
D’Aspro Vincenzo
Caramia Giovanni
Colaizzo Francesco
Marco Di Bartolomeo
Angela Maralfa
De Nigris Carlo
Livio Masciopinto

 
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Istituzioni e società civile insieme nel ricordo di Libero Grassi

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Un doveroso omaggio al sacrificio di un coraggioso imprenditore come Libero Grassi e, al tempo stesso, la testimonianza dell'opera che istituzioni e comunità conducono quotidianamente per contrastare la criminalità organizzata.

Per questo oggi a Palermo si è svolta uan cerimonia in memoria di Libero Grassi nel XXVII anniversario del suo barbaro assassinio, a cui ha preso parte il commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, Domenico Cuttaia, insieme alle autorità cittadine.

Come ha sottolineato il prefetto Cuttaia, insieme all'impegno di magistratura, prefetture e Forze dell'ordine, è bene ricordare anche l'impegno della società civile, di cui le associazioni antiracket e antiusura e le associazioni di categoria costituiscono le espressioni più operative.

I sodalizi antiracket e antiusura - ha proseguito Cuttaia - sono interlocutori privilegiati delle prefetture e delle Forze dell'ordine, oltre che del commissario straordinario, e come tali protagonisti non solo delle iniziative che si vanno a organizzare sul territorio per l'affermazione della legalità, ma anche dell'attuazione delle strategie intese a rafforzare gli strumenti di prevenzione dei fenomeni del racket e dell'usura.

Per tale ragione è stata richiesta ai prefetti una attentissima verifica e un puntuale aggiornamento dei requisiti per la loro iscrizione negli elenchi prefettizi, in maniera che l'affidabilità sia assoluta, a garanzia di tutti.

Fondamentale anche il ruolo che debbono svolgere le associazioni di categoria al fine di rafforzare quel contesto sociale che aiuti l'operatore economico a non sentirsi solo e ad essere coadiuvato, accompagnato e sostenuto nel suo rifiuto di sottomettersi alle angherie e ai soprusi delle organizzazioni delinquenziali.

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Arresti per estorsione a Molfetta, la soddisfazione di de Scisciolo e della F.A.I. – Antiracket

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Il presidente della F.A.I. – Antiracket Molfetta, nonché vicepresidente del direttivo nazionale della F.A.I., Renato de Scisciolo, intende vivamente congratularsi con la Procura della Repubblica di Trani e con la Guardia di Finanza della Tenenza di Molfetta per l'eccellente operazione che ha portato all'arresto di Andrea Filannino di 58 anni e del figlio Michele di 32 anni accusati di aver perseguitato con atteggiamenti estorsivi il titolare di un negozio di elettronica e telefonia sito in Molfetta, costringendolo a versare loro soldi in cambio di "protezione".

La vicenda, secondo quanto denunciato dal commerciante lo scorso gennaio, avrebbe avuto origine nel gennaio 2016 con la sottrazione di un telefonino e per poi proseguire con richieste insistenti di somme di 300 euro a settimana per garantire protezione. Un'escalation di richieste che ben presto ha posto il commerciante in serie difficoltà costringendolo ad accettare il prestito di 25.000 euro sui quali avrebbe pagato, però circa 45.000 euro di interessi nel giro di pochi mesi.

Allo stremo delle forze il commerciante si è rivolto alla F.A.I. – Antiracket Molfetta che l'ha accompagnato alla denuncia, costantemente assistito dall'avvocato dell'associazione Maurizio Altomare, che ha messo in moto l'attività investigativa che ha portato agli arresti. Ancora una volta una dimostrazione chiara e concreta dell'efficacia della denuncia e della fiducia nelle Forze dell'Ordine che la F.A.I. non smette mai di sollecitare.

«La brillante operazione portata a termine dalla magistratura e dalle Forze dell'Ordine – conferma il presidente de Scisciolo – è la dimostrazione come la collaborazione reciproca possa far maturare ottimi frutti di legalità. Per questo saremo sempre vicino alle vittime incoraggiandole a denunciare i propri aguzzini».

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Mafia, operazione contro clan attivi a Bari: 104 arresti

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In una maxi operazione antimafia contro la criminalità organizzata pugliese, denominataPandora", i carabinieri del Ros (Raggruppamento operativo speciale) stanno eseguendo, a Bari e in altre località italiane, un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 104 presunti affiliati ai clan Mercante-Diomede e Capriati. Le accuse riguardano il 416 bis e una serie di reati che vanno da 3 tentati omicidi a rapine, furti, usura, estorsioni e traffico di stupefacenti.

L'inchiesta

Gli arresti sono il risultato di un'indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Bari, che ha ricostruito gli assetti organizzativi, le attività criminali e la capacità d'infiltrazione dei clan nel tessuto economico e sociale della città pugliese e della sua provincia. Dall'inchiesta sarebbero emersi lo svolgimento di rituali di affiliazione, la disponibilità di armi, anche da guerra, e rapporti con esponenti della società foggiana e della Sacra Corona Unita di Lecce. "A Bari si fanno ancora le affiliazioni con i riti classici e i santini che neppure nella magia foggiana fanno più - ha detto il Procuratore di Bari Giuseppe Volpe - la Direzione distrettuale antimafia è viva più che mai e colpisce ancora le organizzazioni criminali. Gli strumenti investigativi sono stati le intercettazioni delle corrispondenze in uscita dal carcere fino a quando è stato concesso dalle norme, le intercettazioni ambientali e telefoniche e le dichiarazioni acquisite e riscontrate dei collaboratori di giustizia".

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